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BLACK COMEDY

 

(di Peter Shaffer)

 

Adattamento e Regia di Fulvio Romeo

Stagione Teatrale: 2004/2005
Data Debutto: 15 aprile 2005

PERSONAGGI e INTERPRETI

(in ordine di apparizione)

Brindsley Miller
Fulvio Romeo
Carol Melkett
Donatella Fabiani 
Annette Furnival
Fiorella Facchini
Trevor Melkett
Davide Razzauti
Virginia Gorringe
Chiara Lippolis
Clea Cleanbridge
Anna Laura Chierichetti
Rachel Schuppanzig
Rita Cotugno
 
SCENE

Davide Razzauti

COSTUMI
Anna Dei
LUCI

Moana Persiani

MUSICHE

BEATLES interpretate

da Vasco Vannucci

COORDIN. TECNICO
Franco Bergeglia
DIRETTORE DI SCENA
Maresa Santesarti
LOCANDINA
Carlo Mercuri

NOTE DI REGIA

“Black Comedy? Mmh … Commedia Nera … una cosa dell’orrore, ma sarà adatto?” -  “Guarda che Black Comedy sta per Commedia al Buio … è la storia di un gruppo di persone, uno scultore, la fidanzata, il futuro suocero, la sua ex e due vicine di casa che, nell’attesa dell’arrivo di una miliardaria, desiderosa di venire a vedere le opere dell’artista, piombano nel buio più assoluto, a causa di un corto circuito,”-“Ah! E’ un testo divertente allora ..”-“Esilarante”-  “Bene … ma, se gli attori sono tutti al buio, gli spettatori cosa vedono?”.
Non raccontiamo altro della riunione dove decidemmo di mettere in scena Black Comedy, altrimenti sveleremmo (il termine è più che appropriato) troppo.  Basti sapere che l’opera, il capolavoro assoluto dello scrittore inglese contemporaneo Peter Shaffer, poliedrico autore, tra l’altro, di “Equus” e “Amadeus”, da cui fu tratto l’omonimo film di Milos Forman,  fu messa in scena in Italia per la prima volta nel 1967 con la regia di Franco Zeffirelli e un cast d’eccezione: Giancarlo Giannini, Milena Vukotic, Annamaria Guarnieri, Luigi Pavese, Gianna Piaz, Gianni Bonagura e Carlo Croccolo, fu un successo straordinario che ancor oggi gli appassionati ricordano.

    Quelli che si muovono sulla scena, sempre (o quasi) nel buio, sono caratteri, personificazioni di limiti e di difetti umani: l’ipocrisia (Brindsley), l’impossibilità di essere amati (Carol), l’autoritarismo (Col. Melkett), l’incapacità di adeguarsi al presente (Mrs. Furnival), il cinismo e la presunzione (Clea), la solitudine (Virginia), l’ambiguità (Schuppanzig).

Ma Black Comedy non è soltanto un testo brillante, degno sviluppo di un’idea semplice ma al contempo assolutamente geniale, è una riflessione sull’essere e sull’apparire, sulla necessità di eliminare il secondo perché il primo possa emergere, sulla negazione di tale necessità, lasciando allo spettatore la risposta al quesito: è proprio il buio la luce migliore per leggere dentro chi si ha davanti?

FULVIO ROMEO